Sto andando a centotrenta sull’autostrada, il limite per non incorrere nei micidiali autovelox. Ho fretta di arrivare a casa e il motivo si chiama Martina. Martina è quella parte che mancava alla mia vita, il mio equilibrio, la mia quieta follia, il punto del cielo dove guardare quando smarrisco la bussola. Martina è la mia donna ed io sono il suo uomo.
Dieci minuti fa le ho telefonato.
“Ciao amore, cosa stai facendo?”
“Niente stavo guardando la TV. Tu, dove sei?”
“Sono in autostrada manca poco al casello di Melegnano. Arrivo in mezz’ora.”
“Bene, così possiamo uscire a cena.”
“Vediamo” rispondo vago, “per adesso mettiti in posizione fino al mio arrivo.” Clic.
Chiudo la telefonata di colpo senza darle possibilità di replica.
Mettersi in posizione, fa parte dei nostri preliminari erotici e vuol dire che lei deve andare in un angolo della nostra camera, con la faccia contro il muro, le mani incrociate sulla testa e le mutandine abbassate alle ginocchia. Deve aspettarmi così, finché arrivo. Poi, una scusa per sculacciarla la trovo sempre perché Martina ama essere strapazzata, almeno quanto io ami strapazzarla. Insomma, le nostre libido si armonizzano perfettamente e questa è una vera benedizione.
Come previsto, dopo mezz’ora entro nell’appartamento. Getto la giacca sul divano e mi preparo un drink. In casa non si sente alcun rumore. Immagino che lei sia in camera, in posizione, ad aspettarmi. Prima di farlo però, mi verso ancora da bere. Adoro dilatare al massimo questi momenti di attesa. Quando finalmente entro in camera, lei è all’angolo, proprio come le avevo ordinato al telefono. Ha addosso un abitino elasticizzato color beige che ha sollevato sui fianchi mentre le mutandine sono abbassate all’altezza delle ginocchia.
“Allora cosa hai fatto oggi?” le domando.
“Nulla… ho studiato qualche ora per la tesi, ho guardato un film… ho sistemato la casa.”
Dice, non riuscendo a trattenere un leggero tono di eccitazione nella voce.
“Non sei uscita questa mattina?”
“No.”
“No? Sei sicura? Strano, alle 11 mi è arrivato l’avviso al cellulare di un movimento bancomat di 119 euro.”
“Ah sì, è vero, mi ero dimenticata… ho preso una sciocchezza da Zara… giuro te l’avrei detto, solo che…”
“Shhh…non dire altro. Ho l’impressione che tu mi racconti un sacco di palle.”
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